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“Morfeo”
è il concerto
che meglio rappresenta la composizione panteistica. Come
suggerisce il titolo, lo spettacolo fa riferimento alla dimensione
onirica. Le attività suonanti messe in scena sono astratte, e di
origine sperimentale. Come nei sogni, la loro interpretazione è
soggettiva, e come nei sogni, il testo non è mai soggetto ad una
linearità narrativa in senso tradizionale.
I brani si succedono frammentati, come brandelli sparsi di un'unica
Storia. Si rende così possibile l’ascolto di temi minimali alquanto
melodici, ma anche cacofonie e frastuoni dissonanti, che si svolgono
attraverso costruzioni armoniche inattese e spiazzanti.
La cornice visiva che attua il completamento sinestetico, e nella
quale vengono inseriti gli spettatori, è affidata a tre parti così
definite:
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Le sculture di
Valerio Gaeti, disposte di fronte allo scenico, come scenografie a
suggerire gli ingressi nella dimensione irrazionale del sogno.
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Le invenzioni
attoriali del Teatro Artigiano, i cui corpi sono sparsi e
nascosti, in bilico tra i territori del Reale e del Sogno.
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Rumori e
frastuoni improvvisi, a tratti disturbanti, ma sempre
contestualizzati nel luogo della rappresentazione e generati da
sorgenti sonore scelte per divenire parte strutturante del contenuto melodico.
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